Davide Vitello è socio Doc Creativity e restauratore abilitato nei settori III e IV per il restauro di manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, nonché di opere scolpite in legno, arredi e strutture lignee. Iscritto agli elenchi ministeriali, Davide vanta oltre 25 anni di esperienza e una passione profonda per l’arte e la sua conservazione, che si riflette in interventi di altissimo livello tecnico e scientifico. Nel corso della sua carriera, ha lavorato su opere di grande prestigio, dai grandi altari lignei ai soffitti decorati, dalle statue policrome ai dipinti su tela e tavola. Nel 2020 Davide ha co-fondato Doc Restauro con suo fratello Fabrizio e Doc Creativity, combinando un approccio multidisciplinare con tecnologie avanzate come il laser-scanner 3D e analisi chimico-fisiche, ispirandosi alla teoria di Cesare Brandi.
Come si sta evolvendo quest’area?
Nel corso di questi anni Doc Restauro si sta espandendo e sta coinvolgendo restauratori di altre regioni, coprendo progressivamente tutti e 12 i settori del restauro. Grazie a una rete di collaborazioni con professionisti e aziende specializzate, Doc Restauro offre anche servizi integrati come fundraising, valorizzazione storico-artistica e progettazione di interventi di efficientamento energetico su infissi storici, sviluppati in collaborazione con la Soprintendenza. Contestualmente ho assunto il ruolo di PM dei restauratori. Il mio impegno si divide tra la progettazione degli interventi di restauro – computi metrici, progetti e relazioni con i clienti – e il reclutamento di nuovi soci in Doc, organizzando colloqui e riunioni per condividere la mia esperienza quinquennale in cooperativa.
Cosa significa per un restauratore far parte di Doc Creativity?
I principali vantaggi per un restauratore in Doc Creativity riguardano sicurezza e contrattualistica. Sul fronte sicurezza, Doc fornisce tutti i corsi necessari per operare nei cantieri, inclusi attestati per il lavoro in quota e la gestione dei solventi. Inoltre, entrando in un cantiere, dobbiamo presentare un Piano Operativo della Sicurezza (POS), redatto da Doc, garantendo piena copertura normativa. Dal punto di vista contrattuale, lavoriamo prevalentemente con enti pubblici, affrontando la complessa burocrazia dei lavori pubblici. Grazie al supporto dell’ufficio contratti di Doc Project, possiamo gestire incarichi anche con la pubblica amministrazione senza difficoltà. Inoltre, offriamo soluzioni di finanziamento per lavori di restauro, sfruttando bandi di fondazioni bancarie, ampliando così le opportunità di intervento. La nostra professione non si limita al restauro in sé, ma include tutto il processo precedente e successivo: dalla ricerca dei lavori e dei finanziamenti, fino alla rendicontazione finale. La galassia di servizi offerti da Doc è ampia: supporto per documentazione fotografica e video, utilizzo di droni per ispezioni preliminari, evitando costosi ponteggi.
Com’è iniziata la vostra avventura in cooperativa?
Il nostro percorso in Doc è iniziato cinque anni fa. Dopo un periodo di studio e adattamento, abbiamo constatato i vantaggi concreti: maggiore sicurezza, possibilità di lavorare con enti pubblici e un aumento del giro d’affari. Oggi collaboriamo con la Provincia di Novara, il Comune di Novara, l’Ente Parco del Ticino e del Lago Maggiore, i Musei Reali di Torino e il Segretariato Regionale dei Beni Culturali, senza mai avere problemi contrattuali o burocratici. Anche grandi istituzioni ci stanno contattando come referenti per il restauro, delegandoci la gestione di progetti, computi metrici e selezione dei restauratori con i requisiti necessari.
Come si diventa restauratori oggi?
Per quanto riguarda il settore del restauro, attualmente l’unico percorso di accesso è ottenere un diploma di laurea quinquennale presso una delle 10-12 scuole specializzate in Italia. Dopo l’esame di laurea si sostiene un esame di Stato per essere iscritti in un elenco ufficiale di restauratori abilitati. Questo dà l’onere e l’onore di progettare e gestire direttamente gli interventi. Il problema in Italia è ciò che avviene dopo la laurea. Aprire una partita IVA è molto oneroso, soprattutto per un giovane che inizia con un fatturato basso. Ci sono costi previdenziali elevati e obblighi di sicurezza da rispettare, gli stessi di un professionista esperto. Per questo, entrare in una cooperativa può essere una soluzione valida: non si è soli, si ha una tutela lavorativa e assicurativa completa. Noi, ad esempio, siamo coperti non solo per la nostra sicurezza fisica, ma anche per eventuali danni agli oggetti su cui lavoriamo, come nel caso di un incidente su un’opera d’arte. Un altro problema è trovare clienti. Presentarsi in una parrocchia e offrire i propri servizi non garantisce un incarico, perché spesso mancano i fondi. Entrare in una realtà consolidata come Doc permette di avere un curriculum e una sicurezza contrattuale. Lavorare da soli rende difficile gestire la burocrazia legata agli appalti, mentre far parte di una rete come Doc permette di concentrarsi sul proprio lavoro con il supporto di figure specializzate per la parte amministrativa. Questo garantisce maggiore stabilità e la possibilità di crescere professionalmente in un ambiente tutelato e organizzato.