Silvia Nanni è una professionista che ha trasformato la sua passione per la scrittura in una carriera dinamica e gratificante. Dopo molti anni, come copywriter in un’azienda, ha trovato in Doc Creativity l’opportunità di reinventarsi, coniugando libertà e sicurezza professionale. Oggi realizza progetti che spaziano dalla comunicazione alla tv, dall’editoria al teatro.

Come hai scelto di entrare in Doc Creativity?

Non è stata una scelta semplice, perché lavoravo in un’azienda già da 12 anni e avevo un contratto a tempo indeterminato. Mi occupavo di marketing e comunicazione, fondamentalmente ero la copywriter dell’azienda e avevo anche mansioni di organizzazione eventi, ufficio stampa, eccetera. Sentivo però la necessità di uscire da quella routine, da quei prodotti che maneggiavo già da 12 anni e da una serie di progetti bellissimi che mi avevano dato tanto, ma che, a un certo punto, mi stavano stretti. Così ho iniziato a chiedermi quale soluzione adottare per dare una svolta alla mia vita e mi sono imbattuta in Doc.

Come hai conosciuto la cooperativa?

Era febbraio 2020 e ne ho sentito parlare tramite passaparola, chiacchierando con una persona che era già socia. Mi ha incuriosita, perché — e questo lo confermo ancora oggi — con Doc c’è una grande libertà: posso destreggiarmi tra diversi progetti con la serenità e la tranquillità di avere una busta paga mensile, i contributi, le malattie, le ferie, eccetera. È un equilibrio perfetto tra quello che sarebbe un contratto a tempo determinato o indeterminato e la partita IVA.

Di cosa ti occupi attualmente?

L’azienda per cui ho lavorato 12 anni è diventata mia cliente. Continuo a seguirla come consulente esterna e sono molto contenta di questo passaggio. Anche le persone all’interno dell’azienda, da quando sono consulente esterna, hanno iniziato a vedermi in un altro modo, come se avessi acquisito più credibilità professionale.

Mi capita di lavorare anche su progetti editoriali: collaboro con una casa editrice fiorentina, per la quale mi occupo di progetti educativi destinati alle scuole. Scrivo contenuti legati al mondo scolastico, affrontando vari temi, come l’ambiente, la parità di genere, l’inclusione, e così via.

Lavorare in Doc mi ha dato, e mi dà tuttora, la possibilità di avere tempo per dedicarmi al teatro, che è la mia passione e che, piano piano, sto cercando di trasformare in una professione. La scrittura teatrale mi ha permesso di creare progetti che ho visto portati in scena da attori professionisti, che hanno girato l’Italia.

Cosa significa essere soci?

Essere socio significa sentirsi parte di una famiglia, dove si cerca di andare incontro alle esigenze di tutti e di dare il proprio contributo per migliorare le dinamiche interne. Mi è capitato di proporre degli input che sono stati recepiti, ed è stato molto gratificante. Ho trovato persone molto capaci di ascoltare e di accogliere i suggerimenti. Essere soci è anche questo: provare a dare delle idee per vedere se c’è modo di migliorare alcune dinamiche o situazioni. C’è questo scambio e questo dialogo continuo, una cosa che in un’azienda tradizionale, magari, non esiste.

Come nasce questa storia d’amore con la scrittura?

La mia storia d’amore con la scrittura nasce dai tempi della scuola. Sono sempre stata, credo, l’unica che era contenta di fare il tema in classe. Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno del tema, mentre tutti gli altri lo odiavano. Mi capitava anche di aiutare i compagni con i loro temi. Per me la scrittura è sempre stata una grande valvola di sfogo, il mio mezzo di comunicazione, più della parola parlata.

Di che cosa ti stai occupando in questo momento?

Lato aziendale, collaboro con un’azienda svedese chiamata Essity SPA, che gestisce brand come Tena Lady, Tempo e Nuvenia Libresse. Fondamentalmente, il mio compito è ricevere gli spot pubblicitari realizzati dalla casa madre, che sono in inglese, e rielaborare i contenuti per il mercato italiano. Non si tratta di una semplice traduzione letterale, ma di un vero e proprio lavoro di adattamento, perché la cultura italiana è diversa da quella svedese. È un processo creativo molto stimolante, perché bisogna mantenere un certo livello di emozione; uno spot televisivo deve essere emozionale, informativo, ma anche accattivante. Mi diverto davvero tanto, e vedere il mio lavoro in TV è sicuramente molto gratificante. È come se fosse una mia creatura.

E con la scrittura teatrale?

Sul fronte teatrale, sono davvero felice perché il 21 dicembre al Teatro Goldoni di Firenze debutterà la prima nazionale di “Mamme a metà”, un testo a cui tengo tantissimo. È un monologo che ho scritto sul tema dell’aborto spontaneo, un argomento di cui solitamente si parla poco, ma che merita attenzione. Il testo ha una vena ironica, pur trattando un tema delicato; non è pesante, anche se ovviamente ci sono momenti più drammatici. Il monologo sarà interpretato dall’attrice Elena Miranda, con le musiche di Lisa Santinelli e la regia di Gabriele Giaffreda. La produzione è del Teatro delle Donne.