Matteo Lavazza Seranto, socio di Doc Creativity, è un fotografo con una laurea in Storia del Cinema. Da oltre vent’anni opera nel settore del design, sviluppando progetti visivi che hanno avuto origine dalla fotografia documentaristica. Il suo metodo di lavoro si basa su un’attenta comprensione del cliente e della sua visione, che traduce in immagini capaci di raccontare e valorizzare il prodotto. Per Matteo, la fotografia non è solo un mezzo espressivo, ma uno strumento che arricchisce il significato di un progetto attraverso cultura ed estetica. Kent Kobersteen, ex direttore della fotografia e senior editor di National Geographic Magazine, ha descritto il suo talento con queste parole: “Matteo possiede un raro dono nel combinare un’estetica potente con un’acuta sensibilità per i suoi soggetti, dando vita a fotografie profonde e visivamente stimolanti. Ha mostrato un modo unico di interpretare il mondo, un entusiasmo straordinario per la fotografia e un’incessante voglia di migliorarsi nella sua arte.”

Vista la tua esperienza, che consiglio ti senti di dare a chi sceglie di intraprendere questa carriera?

Essere un fotografo commerciale richiede studio continuo, apertura mentale e la volontà di non fermarsi mai. È fondamentale avere competenze trasversali e non concentrarsi su una sola nicchia. Inoltre, un’esperienza all’estero può essere utile per confrontarsi con realtà diverse e arricchire il proprio approccio professionale. Infine, la gavetta è essenziale. Oggi molti non sono più abituati a farla, ma è necessaria per costruire una carriera solida e duratura in questo settore. Il motore principale deve essere la passione per ciò che si fa.

Com’è cambiata la tua professione da quando sei in Doc Creativity?

Ci sono vari motivi per cui vale la pena far parte di questa realtà. Il primo è la struttura fatta di persone: un supporto relazionale che ho cercato dopo 15 anni da libero professionista con partita IVA. Il secondo è la tutela che offre Doc: pur mantenendo la mia autonomia, so di poter contare su un team di riferimento che mi aiuta a risolvere eventuali problemi, oltre a garantire una gestione fiscale efficace. Infine, Doc permette una retribuzione che evita la tassazione elevata tipica della partita IVA, rendendo il lavoro più sostenibile.

Dopo più di dieci anni in cooperativa, questi motivi restano validi, con l’aggiunta della collaborazione con altre persone, che arricchisce il mio lavoro.

Recentemente hai seguito un progetto ambizioso, realizzato in collaborazione con Doc Com Hub. Qual è stata la sfida più importante e in che modo la collaborazione con Doc ha influenzato il tuo approccio?

Il progetto ha riguardato Palazzo delle Pietre, un’elegante struttura situata nel cuore storico di Roma, nei pressi del Senato. Questo lavoro fotografico si inserisce perfettamente nel mio ambito professionale, con Doc impegnata nella gestione organizzativa e produttiva. In questa occasione, Doc ha svolto un doppio ruolo: da un lato commerciale, dall’altro come garante degli interessi del cliente. Pur essendo un progetto apparentemente semplice – la fotografia di una struttura di accoglienza – la sfida era particolarmente interessante perché l’hotel possiede un grande valore storico e artistico ed è rivolto a un target di lusso. In passato, altri fotografi avevano già lavorato su questo progetto, ma le loro immagini non soddisfacevano le aspettative del cliente, che aveva esigenze visive molto elevate.

Il nostro obiettivo è stato raccontare la bellezza della struttura attraverso le immagini, trasformando la fotografia in una leva commerciale efficace per il cliente, ma senza rinunciare a un approccio autoriale. Questo progetto è molto gratificante sia per la sfida tecnica sia per il team con cui ho lavorato, che fa parte della grande famiglia di Doc. Questa esperienza ha rafforzato il valore della collaborazione e ha aperto la strada a nuove relazioni professionali.