Daniel Vincenzo Papa De Dios è un socio di Doc Creativity e un professionista con esperienze in creazione di contenuti, sviluppo di concept e gestione di relazioni con i clienti. Ha studiato teatro all’Università di Bologna, collaborando con istituzioni culturali come Emilia-Romagna Teatro Fondazione e il Teatro dell’Argine. Oltre ad aver lavorato come Producer nel settore audiovisivo con case di produzione e agenzie creative, dal 2020 è Mindset Coach e Mentor, collaborando con realtà come la piattaforma Svolta. Nel 2023 ha iniziato a esplorare il settore videoludico come Game Designer, unendo le sue passioni per le arti, la narrazione e la natura umana.
Com’è cambiata e come si è evoluta la tua professione?
All’inizio mi sono dedicato al teatro, studiando al DAMS e fondando una compagnia teatrale indipendente con alcuni amici chiamata Compagnia Icore. Dopo la laurea, ho collaborato con realtà importanti come ERT, lavorando come assistente alla regia e interprete, e mi sono formato come Dramaturg alla Scuola Iolanda Gazzerro. Con l’arrivo del COVID, il teatro si è fermato, e questo mi ha costretto a reinventarmi. Ho iniziato a lavorare nel settore audiovisivo, partecipando al set della serie Sky “We are who we are” di Luca Guadagnino e “Kissing Gorbaciov” di SMK Factory, e collaborando con case di produzione in ambiti come il marketing e la comunicazione. Successivamente, mi sono formato come Game Producer con Demetra. Non avendo competenze tecniche pregresse, approfondivo autonomamente dopo le lezioni software come Blender e Unreal Engine 5. Alla fine del corso, ho iniziato a collaborare con Power Up Team, un’esperienza che mi sta permettendo di crescere ulteriormente.
Un’evoluzione notevole…
Questa evoluzione mi ha insegnato che tutto ciò che ho imparato in passato rimane una risorsa preziosa, anche cambiando ambito. Ho messo in pausa il teatro, ma le competenze acquisite mi accompagnano in questa nuova fase. È una questione di scegliere dove concentrare tempo ed energie. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma ho deciso di impegnarmi al massimo. Durante il corso, dedicavo ogni giorno un paio d’ore in più a cercare tutorial e sperimentare. Sono stati circa sei mesi intensi, con lezioni da lunedì a giovedì per l’intera giornata, ma ho dato il meglio di me per entrare nel settore videoludico, e le cose hanno iniziato a funzionare. Alla fine del corso, ci è stato chiesto dove ci immaginavamo in futuro. Il tutor del corso ci ha aiutato mettendoci in contatto con altre persone e organizzando colloqui. È così che ho incontrato Power Up Team in Doc e ho iniziato un bellissimo percorso. È stato un viaggio straordinario. Credo che la mia mente creativa, ibrida e figlia di un percorso eterogeneo, abbia aggiunto un valore particolare in un ambito spesso molto pragmatico e definito. Chi si avvicina a queste professioni ha spesso un approccio o logico, da programmatore, o creativo, da grafico o modellatore, ma la mia esperienza è diversa, e penso che possa rinnovare il percorso tradizionale. All’inizio, però, ho avuto dubbi. Mi sono chiesto: “Ho studiato teatro per anni, ora passo ai videogiochi, perché? Allora ho perso tutto quel tempo?”. È normale avere paure e dubbi, ma ho capito che non smetto di essere quello che sono sempre stato: me. Tutte le esperienze e competenze teatrali restano, come quelle legate al settore audiovisivo e al coaching, anche in questo nuovo ambito. Ho deciso di mettere in pausa il teatro, anche perché molti amici della compagnia sono andati via da Bologna. Per ora, voglio concentrarmi su questa nuova fase. Le ore del giorno sono limitate, e bisogna scegliere come usare il proprio tempo ed energia.
Di cosa si occupa un game designer?
Se dovessi spiegare cosa fa un game designer, direi che è molto simile al mestiere di un architetto. È un mix di creatività, un lato artistico e immaginativo, ma deve anche avere una struttura chiara e funzionale, con meccanismi solidi che interagiscono tra di loro (e con il giocatore-utente). È come creare un sistema, e forse un po’ come progettare un edificio. Devi ideare sia l’aspetto estetico-visivo, ma deve anche essere funzionale e pratico. Se il palazzo non è costruito correttamente, crolla. Quindi è un equilibrio tra creatività, regole e strutture che si relazionano e si uniscono in un sistema funzionante.
Cosa significa essere parte di Doc Creativity?
Prima di entrare in cooperativa, lavoravo quasi esclusivamente come libero professionista, ma non avevo ancora raggiunto un numero sufficiente di clienti o una continuità di progetti che giustificasse l’apertura della partita IVA. Mi trovavo a dover gestire vari lavori, ma non riuscivo a inquadrare tutto in un unico codice; quindi, avevo molti dubbi sul fatto che fosse la scelta giusta. Inizialmente, ho lavorato con contratto a progetto o tramite ritenuta d’acconto, ma fondamentalmente restavo un libero professionista.
Il vero vantaggio di entrare in Doc Creativity, per me, è stato trovare una sorta di “via di mezzo” tra il dipendente e il libero professionista. Ora ho la possibilità di fatturare come se avessi una Partita IVA tramite la Cooperativa, e al contempo, posso contare su un supporto amministrativo che mi facilita tutto il processo. Ad esempio, collaboro ancora con persone in Spagna e posso emettere le fatture tramite Doc, proprio come se avessi la partita IVA, ma senza tutte le incombenze legate alla gestione amministrativa.
Un altro aspetto fondamentale è il supporto che ricevo: Doc fornisce un sostegno amministrativo che segue tutto il lato burocratico e ci insegna ad usare il software gestionale. In pratica, è come avere qualcuno che si occupa di tutta la parte amministrativa, un po’ come un “angelo custode” del nostro lavoro.
Inoltre, grazie a Doc, non mi devo più preoccupare di problematiche come i pagamenti non ricevuti. Io personalmente e anche alcuni amici liberi professionisti abbiamo avuto esperienze sgradevoli in passato, dove ci si trova a dover intraprendere azioni legali per farsi pagare. In quelle situazioni, la cifra che chiedi potrebbe addirittura coprire solo le spese legali, il che rende la situazione ancora più frustrante. Doc aiuta a evitare questi problemi, rendendo tutto più semplice e sicuro.
A livello personale, mi sono trovato molto bene anche con i professionisti della cooperativa. L’ambiente è stimolante e molto collaborativo, e ho avuto l’opportunità di lavorare con un team che mi ha supportato molto. Questo è un altro dei vantaggi di far parte di una rete come Doc: puoi confrontarti, imparare dagli altri e ricevere consigli pratici, il che è fondamentale, soprattutto quando sei agli inizi nel settore. Essere in un contesto dove puoi chiedere aiuto in tempo reale, senza dover sempre cercare risposte online o temere di non sapere da dove partire, è davvero prezioso.
Qual è stato un progetto che ti ha dato particolare soddisfazione nel tuo percorso professionale così variegato?
Un’attività che mi ha dato grande soddisfazione è stato il lavoro con la compagnia teatrale indipendente Icore, un progetto che ho fondato con altri. È stata un’esperienza intensa e arricchente, che mi ha permesso di collaborare con persone straordinarie, creare spettacoli e portare il nostro lavoro all’estero, come in Colombia. È stato un vero laboratorio di crescita, sia professionale che personale.
Attualmente, ti direi il videogioco su Sant’Antonio di Padova che stiamo sviluppando, di cui curo la direzione. È il primo gioco di cui curo in design in toto, un progetto impegnativo e pieno di sfide quotidiane, ma ogni piccolo progresso è fonte di grande soddisfazione. Il tema esplora la figura di Sant’Antonio. L’obiettivo è creare un ponte tra il mondo videoludico e la comunità cattolica, riflettendo sul senso della vita e sulla ricerca del proprio cammino, della propria verità, temi universali che vanno oltre le religioni.
Un messaggio rivolto ai giovani professionisti
Per chi volesse intraprendere una carriera simile alla mia, consiglio di provare diverse cose e di capire cosa piace veramente. Il game design, ad esempio, è un campo ampio, e potrebbe non essere solo la parte di design che appassiona una persona, ma anche la modellazione, la grafica o la programmazione. Sperimentare e scoprire in cosa si è bravi e cosa ci piace (non per forza coincidono) è fondamentale, e bisogna farlo con consapevolezza, prendendo il tempo necessario per capire ciò che ci appassiona davvero.